L'uccido tutti i giorni
Olio su tela e marmo, tela con doppia intelaiatura, 2009
La croce per antonomasia , quella in cui Gesù si immolò per la redenzione degli uomini, simbolo della sua passione ed oggetto di culto per i cristiani, si sublima al momento della resurrezione del Cristo fino a scomparire, per essere ritrovata in ciascuno di noi nel momento del dolore, del tormento e delle tribolazioni di tutti i giorni: diuturni che accompagnano il cammino della vita.rn
Così come Gesù al momento del trapasso volge lo sguardo al cielo per ottenere rassicurazione e coraggio, anche la nostra anima nel momento di massima afflizione cerca qualcosa a cui aggrapparsi … un segno dal cielo che l’aiuti a superare un dolore lacerante.rn
Nell’ascendere al cielo il Cristo lascia dietro di se il male imperante sulla terra: lo stesso male che ne causò la morte, così come causò la morte fratricida dell’uomo verso l’uomo. Il male che si trincera dietro una maschera di buone maniere, conformismi e simboli che traggono in se stessi la giustificazione alle più grandi abiezioni umane.rn
Ecco, quindi, che la croce uncinata, segno simbolico che si ritrova presso molte popolazioni della preistoria fino in età storica, per l’errata interpretazione delle sue origini “arie” fu adottata come simbolo da vari movimenti antisemiti e dal nazionalsocialismo tedesco: il male si ritrova quindi nell’animo umano, nessun simbolo ha la capacità di trasformare l’uomo in animale, la strana mescolanza di bene e di male, di nobile e volgare, che è l’uomo.rn
Ma la croce, estensivamente parlando, può ritrovarsi anche nelle sbarre di una prigione, dove l’uomo sconta le sue colpe, volgendo lo sguardo al di fuori, agli spazi aperti , alla libertà. Tutto sembra essere perso, ma la croce, simbolo di liberazione e trasfigurazione, rende la vita qualcosa che vale la pena di salvaguardare.rn
Così la nostra madre terra, su cui era piantata la croce di Gesù, testimone silenziosa della crudeltà umana, è ferita dai suoi figli, noi, ogni giorno: la sfruttiamo, la calpestiamo senza ritegno, ne sperperiamo i frutti; e lei, come una qualsiasi madre ci sopporta e soffre in silenzio, speranzosa di vederci cambiare, di vederci diventare adulti e saggi.rn
Informazioni generali
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Categoria: Pittura
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Codice: M99
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Eseguita il: 2009
Informazioni tecniche
- Misure: 60 cm x 80 cm x 7 cm
- Tecnica: Olio su tela e marmo
- Stile: MARMISMO
- Supporto: tela con doppia intelaiatura
Informazioni sulla vendita
- Disponibile: no
Informazioni Gigarte.com
- Codice GA: GA46262
- Archiviata il: 31/12/2010
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